Tolte le mascherine e detto addio al distanziamento e a tutte quelle buone pratiche che hanno permesso di contenere la diffusione del Covid, quest’autunno-inverno ci saranno milioni e milioni di casi di influenza, quasi sparita negli anni di pandemia. Le previsioni? “Dobbiamo aspettarci una stagione influenzale con 5-6 milioni di casi e anche un incremento del Covid”, ha spiegato all’AGI il virologo e direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi, Fabrizio Pregliasco. Per capire come andranno i prossimi mesi, si guarda anche a quello che è accaduto dall’altro lato del mondo, dove è già inverno.
“In agosto, in Australia c’è stata una stagione influenzale piuttosto vivace, con una co-presenza del Covid. Ed è quello che ci aspettiamo anche da noi: la presenza di un principale virus influenzale, la variante AH3N2, con un mix di Covid che sarà ancora presente”. Adesso siamo in una fase di transizione tra la pandemia e l’endemia, cioè la continua presenza del virus che ci terrà compagnia ancora per un po’ di tempo”.
D’altra parte si sa che non aiutano “gli sbalzi termici, lo stare di più in ambienti chiusi, la riapertura delle scuole, e la ripresa dell’attività negli uffici”: è tutto un insieme di facilitazioni per i virus. Il peggio quando arrivera’? Non è mai facile prevedere quando ci sarà il picco massimo dell’influenza, perché il momento in cui si scatena l’epidemia annuale è in corrispondenza con una situazione in cui il freddo è intenso e prolungato. Pero’ si puo’ dire che il Natale e’ il momento di riferimento”.
Come si farà a capire quando abbiamo l’influenza e quando il Covid? “La vera influenza si riconosce per tre cose: l’insorgenza brusca della febbre, oltre ai 38, con almeno un sintomo respiratorio, come il naso chiuso o che cola, e un sintomo generale, come il senso di stanchezza e dolori articolari”. Detto questo e’ facile immaginare una nuova corsa in farmacia perché “non sara’ facile differenziare le forme, alla fine ci vuole solo un test”.
E poiché l’influenza si trasmette proprio come il Covid, per proteggerci valgono le stesse buone abitudini che abbiamo imparato negli ultimi anni di pandemia: “il lavaggio delle mani e, per le persone fragili, ancora le mascherine nelle situazioni a rischio. Buon senso, senza estremizzazione”.
E, per quanto riguarda l’alimentazione, “l’aggiunta di vitamina del gruppo B. La dieta mediterranea – aggiunge Pregliasco – cosi’ come l’attivita’ fisica aiutano la risposta immunitaria”.
C’è poi il capitolo vaccinazione. “In Italia per il vaccino dell’influenza i numeri sono ancora bassi, e anzi c’è stato un ulteriore abbassamento della percentuale di persone che lo scelgono: adesso, circa il 50% degli ultra sessantenni. Mentre il primo anno del Covid c’era stato un rialzo al 60% circa. Davvero troppo poco”.